Il carattere di stampa,
un piccolo pezzetto di piombo che ha rivoluzionato
la storia dell’uomo,
favorendo la produzione dei libri antichi su
scala industriale. Appunti per Bibliofili e anche per chi possiede solo libri usati. |
I primi saggi di tale metodo di stampa si hanno in Europa verso gli anni 1445/1446 e si ritiene che i primi tentativi siano stati
effettuati 10 anni prima, nel 1435/1436.
Nel 1459 la stampa era entrata a Strasburgo, nel 1460 a Bamberga. Nel 1464
è la volta di Colonia, nel 1468 di Basilea, Costanza, Augusta, nel
1469 di Norimberga. Nel 1470 di Beromünster.
Gutenberg nel 1452, esattamente il 30 settembre, iniziò a comporre
la Bibbia Latina “delle 42 linee” (42 erano le righe di stampa)
(uno dei libri antichi più famoso e diffuso al mondo) detta anche Bibbia Mazarina, perché il primo esemplare descritto
in una biblioteca è quello custodito presso la Biblioteca Mazarine
di Parigi.
La Bibbia, completata da altri due tipografi solo nel 1456, presenta 1282
pagine e circa 3.800.000 lettere su due colonne. Ne furono stampate 150
copie su carta e 34 su pergamena. Costava metà prezzo di quella manoscritta.
Oggi se ne conoscono solo 41 copie, di cui 12 su pergamena.
La stampa a caratteri mobili dei libri antichi nacque quindi in Germania
ma è in Italia che si sviluppò in quantità
e in qualità. Il carattere romano (oggi si chiama “Times New
Roman” ed è quello più usato) nacque qui a imitazione
della scrittura dei nostri amanuensi. Ed è in Italia che si sviluppa
l’arte della illustrazione dei libri antichi.
In Italia fu inventata la stampa della musica e dei caratteri greci e orientali.
Opinione accettata è che i primi libri antichi stampati in Italia
videro la luce a Subiaco nel 1464. In
Italia un frammento di un'operetta in volgare sulla Passione di Cristo sembra
sia stato impresso attorno al 1463 a Bondeno, nei pressi
di Ferrara.
La città dove si sviluppò maggiormente la stampa dei libri
antichi fu Venezia. Qui c'erano in abbondanza capitali e materie prime,
compresa la carta il cui costo incideva per più della metà
sul costo finale del prodotto. E qui si offrivano agli stampatori mille
occasioni di lavoro e di arricchimento con una molteplicità di possibili
committenti e un ambiente culturalmente vivace in un'atmosfera di apertura
e di libertà. A Venezia gli stampatori giunsero da ogni parte d'Europa:
dalla Germania (in un primo tempo la presenza tedesca è soverchiante
fino al 1480 circa, poi via via diminuisce) dalla Francia, come il famoso
Nicolas Jenson, da varie regioni italiane.
Dai loro torchi uscivano libri rari di ogni genere: poderosi libri antichi
di diritto, libri rari di medicina, costosi messali e libri liturgici (queste
le voci più redditizie nel bilancio degli stampatori ma anche classici,
sempre richiesti, libri scolastici, opuscoli d'occasione, fogli volanti
di argomenti di attualità o contenenti preghiere, libri rari e libriccini
dei più vari argomenti in latino e in volgare. Si trovavano libri
antichi per tutte le borse, per tutti i gusti, per ogni classe sociale,
per ogni momento della vita. La stampa veniva incontro ai bisogni piu' disparati,
alle esigenze piu' diverse.
Le tirature andavano dalle poche centinaia di copie dei libri rari stampati
nei primi anni sino a tremila e più. Verso la fine del 1400 la media
era di mille/millecinquecento copie. Nel 1500 si parla di 17.000 titoli,
secondo altre valutazioni di 30.000 o addirittura di 50.000.
Il prezzo e il mercato dei libri antichi e dei libri
rari. Bibliofilia.
Ma quanto costavano i libri antichi nel 1400 e nel 1500?
Abbiamo fatto delle ricerche approfondite e siamo giunti alla conclusione
che... costavano davvero molto.
Al vescovo di Verona, l’erudito Gian Matteo Giberti, che nel 1532
chiese in prestito uno dei libri rari : l’Expositio super Psalmos
di Giovanni Crisostomo, e si valutò se concederlo soltanto nell’ipotesi
di un deposito cauzionale di 2.000 ducati. R. Zazzeri, Sui codici e
libri antichi a stampa della Biblioteca Malatestiana di Cesena. Ricerche
e osservazioni. Cesena 1887, pp. 235-236
Il veneziano Maffeo Leoni (già Avogadore di comun e poi Savio di
terraferma) nel gennaio 1540 si risentì moltissimo ma del tutto inutilmente
con il Ramusio, che gli aveva chiesto in garanzia per due libri rari, due
codici della Marciana, "argenti e pegni preciosi" che non aveva: C. Castellani, Pietro Bembo bibliotecario della Libreria di S. Marco
in Venezia (1530-1543).
Innanzitutto, per un confronto omogeneo, riportiamo alcune cifre relative
a paghe e prezzi di prodotti campione, correnti alla fine del 1400 (circa 1460)
Ecco quindi i prezzi tratti dal catalogo del 1470 di un editore romano (lo Schedel
Augustini De civitate Dei libri XXII | 5 |
Epistolarum divi Hieronimy vol. primum | 5 |
Titi Livii Decades tres et breviarum | 7 |
Lactantii Firminiani Institutionum... | 3 |
L. Apuley De asino aureo... De Deo... | 3 |
Aulus Gelius Noctium Atticarum | 3 |
C. Plinii De naturali historia | 8 |
Biblia in duobus voluminibus | 10 |
Cathena aurea sancti Tomae | 10 |
Dal primo
Donato "pro puerulis", stampato a Subiaco, alla seconda edizione
del Virgilio, che appare in periodo di sede vacante per la morte di Paolo
II (dopo il 28 luglio 1471 e prima del 9 agosto 1471), con la postilla
nella prefazione a Pomponio Leto, gli editori romani avevano stampato
in poco più di 5 anni 11.375 libri antichi, così ben si
comprende l'affermazione di Ivani, che parla di "officina... referta
voluminibus". Era una impresa notevole anche sul piano economico.
Per i libri rari di cui conosciamo i prezzi, e quindi soltanto fino al
1470, e calcolando per le ristampe successive ancora secondo i prezzi
del 1470, abbiamo un investimento che prevedeva un incasso totale, fino
al 1472, di 40.000 ducati.
Ma proprio la prima prefazione a Sisto IV (13 novembre 1471) lancia un
primo segnale di avvertimento: le spese sono altissime, gli stampatori
non ce la fanno più ad andare avanti così e c'é bisogno
di un qualche soccorso per aiutarli a vivere e a continuare un'impresa
tanto necessaria alle biblioteche: "Impressores certe nostri,
quod tibi saepe in minoribus adhuc posito dictitabam, non subsistent diutius,
nisi officio aliquo utili ad tolerandam vitae necessitatem pro eorum opera
operibusque illis ipse subveneris. Impensa quidem est maxima, sine qua
artem exercere impressoriam non est possibile, et bibliothecis ea est
summe, ut nosti, opportuna".
Occorre comunque prestare attenzione ai prezzi del catalogo dello Schedel.
Questi debbono essere considerati solo indicativi, perché erano
sottoposti, come sembra e come è naturale, a variazioni. Riportiamo
una nota di possesso di un Lattanzio, dalla quale detto volume risulterebbe
pagato 1 ducato in più rispetto al prezzo del catalogo (4 ducati
invece di 3): "Iste liber est ad usum Fratrum Minorum Romanae
Provinciae et pertinet ad locum Sancti Francisci de Fonte Palumba prope
Reatum, quem ego frater Nicolaus de Viterbio indignus guardianus
supra dicti loci feci emere a reverendo patre vicario Romanae provinciaescilicet
fratre Angelo de Bulseno Romae pro quattuor ducatis...
anno domini millesimo quatrocentesimo septuagesimo de mense octobris..."
(Bibl. Vat., Inc. Chigi III, 492 - Hain 9808).