Come interpretare le date di stampa scritte in numeri romani nei libri antichi nei libri rari e nei libri vecchi. |
M.CCCC.L.XX.Z | 1472 |
M.CCCC.7.Z | 1472 |
M.CCCC.L.XXII | 1472 |
M.CCCC.XX.C | 1480 |
M.CCCC.M.j.XX.VIII | 1488 |
M iiii c iiii xx V iij | 1488 |
M.C.D.X.C.V | 1495 |
M jjj D | 1497 |
M.CCCC.XC.viij | 1498 |
M.I.D. | 1499 |
M.C.D.X.C.IX | 1499 |
M.CCCC.X.C.Viiij | 1499 |
M.C.D.X.C.IX | 1499 |
M.I. | 1500 |
M.D.L. | 1550 |
M.I.L | 1550 |
M.D.C.II | 1602 |
CI. I. CC.XX.viij | 1728 |
CI. | = | 1000 |
I. | = | 500 |
CC | = | 200 |
XLIII | = | 43 |
CI.I.CC.XLIII | = | 1743 |
Le ore canoniche nei monasteri medievali.
La suddivisione oraria è approssimativa, variando la lunghezza delle ore del giorno secondo le stagioni.
ore 1 Mattutino, sveglia
ore 3 Laudi
ore 6 Ora Prima
ore 9 Ora Terza
ore 12 Ora Sesta
ore 15 Ora Nona
ore 18 Vespro
ore 21 Compieta, ora di dormire
False date di
stampa e stampe alla macchia
di Maria Gioia Tavoni. Università di Bologna ©
Parlando di date di stampa è opportuno accennare al fenomeno dei
libri antichi stampati alla macchia con luoghi di stampa falsi [vedi] ma
anche con date di stampa false.
Nel 1600 e nel 1770 l’inasprirsi della Censura unito ad un sistema
di controllo poco efficace, danno un grandissimo impulso al mercato clandestino,
favorendo lo sviluppo di una fitta rete alternativa.
Infatti se per tutto
il 1500 i libri rari dal contenuto scottante venivano ancora manoscritti,
per eludere i controlli, nei secoli successivi si escogitano altri espedienti.
Gli editori maggiori preferiscono non correre pericoli e prosperano con
poco rischio e una produzione allineata.
Gli editori e i librai marginali, invece, cercano nel mercato dei libri
rari proibiti una spinta per risollevarsi.
E in effetti il mercato prospera:
il pubblico è stanco dei soliti libri antichi, cerca novità,
e impara subito a distinguere le stampe tradizionali (la cui forma tradisce
un altrettanto tradizionale contenuto) da quelle con note tipografiche falsate,
che lasciano intuire contenuti meno ortodossi.
L'espediente più utilizzato, che prende il nome di falsa data di
stampa o stampa alla macchia, è quello di stampare libri antichi
con frontespizi riportanti falsi luoghi di edizione.
Fin dalla pubblicazione
dei primi indici dei libri rari proibiti, gli stampatori sono obbligati
ad apporre sulle opere il luogo e la data di edizione, insieme al nome del
libraio o del tipografo curatore della pubblicazione, così che si
possa sempre risalire ad un responsabile nel caso un'opera venga messa al
bando.
I librai che vogliono pubblicare libri rari proibiti o rimettere in circolazione
rimanenze di opere bandite adottano quindi la stampa alla macchia per evitare
di essere scoperti e perseguiti.
Non sono librai e tipografi, però, i soli ad usare la falsa data.
In realtà sono proprio gli stessi censori i primi a sentire il bisogno
di eludere alcune norme troppo rigide.
Il mercato illegale fa una concorrenza
spietata a quello legale, alla stampa clandestina si affiancano i colporteurs con i loro repertori di libri rari importati, e spesso le autorità
si trovano a dover scegliere fra un ottimo affare e l'applicazione rigorosa
delle leggi.
Altre volte il problema è quello di trovarsi davanti a libri antichi
che non sono necessariamente da vietare, ma che non possono essere stampati
con l'avallo dei censori.
L'autorizzazione che viene stampata sui libri
rari, infatti, è quasi sempre una sorta di valutazione positiva,
che rende le autorità corresponsabili della diffusione del contenuto.
Non potendo dare il proprio incondizionato appoggio, ma non ritenendo necessario
bandire il libro, i censori danno un'autorizzazione implicita a stamparlo
con un falso luogo di edizione.
Il libro sarà così reperibile
sul mercato, non verrà importato né stampato clandestinamente,
e lo Stato ne trarrà il giusto vantaggio senza compromettere i censori.
È così che nelle piccole stamperie, nelle cittadine lontane
dal potere centrale, nelle enclaves assoggettate ad altri sovrani, in Olanda,
a Ginevra, nel principato di Neuchatel - famosissimo per questo tipo di
attività - si stampano contraffazioni e libri rari che la censura
non intende impedire, ma neppure autorizzare apertamente.
Si tratta per lo più di località defilate, ma il mercato è
tutt'altro che esiguo.
Alla fine del 1700 in Francia circa la metà dei libri rari è
stampata con questo sistema: si tratta per lo più di letteratura
galante, di romanzi d'intrattenimento o lascivi, o di produzione storica
e giornalistica su temi d'attualità, che viene stampata con la falsa
data per non rischiare di urtare la suscettibilità dei prìncipi.
Tutta la produzione illuministica viene pubblicata in questo modo, al fine
di non avvantaggiare troppo gli editori olandesi che avrebbero guadagnato
una fortuna nel rifornire tutta la Francia (ironicamente, il toponimo più
usato nelle false date è proprio quello di Amsterdam).
A Venezia,
dove la stampa alla macchia costituisce il 40% del mercato librario e l'illegalità
è garantita da alte protezioni, persino gli indici dei libri rari
proibiti vengono stampati con false note tipografiche.
Gli indici, infatti,
sono inconciliabili con la legislazione veneziana, ma sono molto richiesti
e quindi devono essere stampati.
È chiaro il tentativo delle autorità di riappropriarsi di
un mercato che avevano perso con la repressione e l'applicazione rigida
delle norme.
Il pubblico ben presto si abitua alle false date e ne fa incetta,
al punto che nel 1763 Denis Diderot chiede ai censori francesi di aumentare
il numero dei permessi taciti, per il bene della cultura e del mercato.
In Italia un caso particolare è quello di Napoli.
A Napoli la stampa clandestina si sviluppa più che in altre città
italiane.
Una delle ragioni principali è la grande incertezza riguardo
alle competenze in materia di censura e controllo.
Ancora nel 1726 il Sinodo
napoletano ribadisce l'esigenza della Chiesa di avere piena giurisdizione
sulla stampa, cosa che lo Stato non è disposto a riconoscerle.
Con
l'arrivo dei Borboni la posizione monarchica si rafforza, ma né la
Chiesa né lo Stato, con la sua complessa burocrazia e il continuo
moltiplicarsi di norme, sono in grado di tenere sotto controllo la produzione
libraria napoletana.
Librai come Giannone e Grimaldi si danno alla macchia, così come
molte piccole stamperie a carattere familiare, che più facilmente
eludono i controlli.
Tra gli anni 1710 e gli anni 1720 opera a Napoli Lorenzo
Ciccarelli, che attrezza la sua casa per la stampa di libri rari vietati.
Protetto da mecenati, Ciccarelli pubblica libri rari che non si pubblicano
in nessun'altra città italiana, come le opere del Boccaccio e di
Galileo e i primi testi che diffondono il pensiero newtoniano.
Naturalmente
questi libri rari escono con marca e luogo di edizioni falsi.
Della stamperia
di Lorenzo Ciccarelli si servono anche personaggi ufficiali, persino uomini
legati al mondo della censura, come il cappellano maggiore Celestino Galliani.
Per tutto il 1700 e fino alla Rivoluzione Francese i contatti della città
con l'estero sono intensissimi.
Napoli, infatti, è il centro ideale
dove far arrivare i libri rari d'importazione, grazie ad una dogana molto
tollerante e ai bassi costi d'entrata delle merci.
"Venditori di stampe, cantastorie, cantafavole, venditori di lunari
e almanacchi popolari, di pianeti della fortuna, di libri antichi e fogli
volanti, lanternisti, danno un contributo assai importante alla costruzione
di nuovi modi di immaginare e vedere il mondo da parte del pubblico meno
colto".
Questo fu il lavoro dei colporteurs della
Valsugana, che da Pieve Tesino si spingevano fino alle lontane terre d’Oriente,
o, superando l’Oceano, per portarsi nel Nuovo Mondo.
Nella loro "scarsella" avevano le stampe dei Remondini, riuscivano
ad accedere agli spazi delle Accademie, delle Università, dei teatri
e dei nobili palazzi.
Le ragioni che li portavano oltre l’orizzonte conosciuto dipendevano
certamente dalla povertà della terra, dalla possibilità di
provvedere ai soli bisogni familiari.
Questa realtà, così
singolare e ancora poco considerata, non va tuttavia dimenticata se consideriamo
che, grazie a loro, a Bassano prosperava la ditta dei Remondini, celebri
editori e calcografi che, come risaputo, nel 1700 fornivano lavoro a più
di mille dipendenti, in una città che contava poco meno di 8.000
abitanti.
"Il venditore di immagine" viene spesso da lontano.
Spesso da molto
lontano.
Ha abbandonato casa e famiglia da due e tre anni.
Perfino cinque
quando si spinge fino ad Astrakan.
Conosce il mondo, introduce modelli nuovi,
oggetti provenienti da realtà diverse, stimola le curiosità,
apre orizzonti sconosciuti" come ha sottolineato Gianpiero Brunetta
docente di Storia del Cinema all’Università di Padova.