Alla scoperta della carta, curiosità dei Libri Antichi dei Libri Vecchi e dei Libri Rari. di Luisa Rossi. Assocarta © |
In Europa, le località dove da tempo si esercitava l'industria tessile,
i cui cascami fornivano la materia prima per la carta, la vicinanza di un
porto dove si trovavano facili opportunità di smercio, o l'immediata
vicinanza di un grande centro commerciale, erano fattori importanti di attrazione
per l'installazione di una cartiera.
La Chiesa, con i suoi monasteri che mantennero a lungo il monopolio della
cultura nell'Europa medievale, o le grandi università come Parigi
o Bologna favorirono anch' esse la nascente industria cartaria.
In Cina, la carta non subiva la concorrenza di altri prodotti.
In Europa, invece, ai primi del XIV secolo, la pergamena costituiva un supporto
per la scrittura assai più soddisfacente delle prime carte che venivano
fabbricate. I libri antichi di quell'epoca hanno infatti le pagine in pergamena.
La pergamena rivaleggiò ed ebbe spesso il sopravvento sulla carta,
considerata all'inizio come una materia troppo delicata, e cedette il passo
solo progressivamente, via via che si sviluppava l'arte tipografica.
Inoltre, il livello di cultura nell'Europa medievale, non paragonabile a
quello da lungo tempo assai elevato della Cina e a quello del mondo arabo
che raggiunse il massimo sviluppo nel X secolo, non favorì la diffusione
della carta.
La nuova industria fu anche avversata dall'Occidente Cristiano, a causa
della sua provenienza araba o giudaica.
Solo l'invenzione della stampa, la nascita dei primi libri antichi e la
crescente attività dei torchi offrirono nuovi sbocchi.
Nascita della carta in Cina
In Cina, a partire dal II secolo d.c., si trovarono iscrizioni arcaiche
su carta.
Antichi cronisti e commentatori occidentali riferiscono che la carta fu
inventata nell'anno 105 della nostra era; in quell'anno, l'eunuco Ts'ai
Lun, gran dignitario di corte, presentò all'imperatore i primi fogli
di carta, riferiscono le cronache degli Han, e ne ebbe grandi elogi.
La carta, perfezionata da Tso Tsui-yi, un giovane contemporaneo di Ts'ai
Lun, fu adibita, nei secoli seguenti, agli usi più disparati: carta
per ornare case e templi, carte per scrivere bibliografie e cronache, carte
da involgere, tovaglioli di carta e perfino carta igienica.
La carta moneta fece la sua comparsa nel settimo secolo. In Cina si fabbricavano
i più svariati tipi di carta, (con la canapa, con steli teneri di
bambù, con la scorza del gelso, con germogli di giunco, con muschio
e licheni, con paglia di grano e riso, coi bozzoli del baco da seta...)
ma predominava quella fatta di stracci.
Le varietà erano dunque numerose e venivano via via perfezionate.
Dal V secolo in poi la carta si diffuse per tutto l'impero in forme svariate
ed elaborate, ma rimase un segreto della Cina fino all'VIII secolo, quando,
in seguito alle sorti di una battaglia, giunse nell'Islam.
La carta nel mondo arabo
L'unità del mondo arabo era già costituita alla morte di Maometto
(632).
Divenuto erede di Roma e della Grecia, dopo la conquista della Siria e dell'Egitto,
il mondo islamico, contrariamente al cristianesimo medievale, favorì
lo stridio delle scienze, e in particolare della chimica. Sorsero grandi
università e biblioteche. Non c'è quindi da stupirsi se una
tale espansione geografica e culturale abbia stimolato il consumo di carta
ed esercitato un influsso civilizzatore sull'Occidente.
Nel 751, durante una spedizione militare verso le frontiere della Cina,
il governatore generale del Califfato di Bagdad catturò a Samarcanda
due fabbricanti di carta cinesi; valendosi del loro aiuto, impiantò
una cartiera in quella città, località propizia perché
v'erano acqua, canali di irrigazione e campi di lino e di canapa. Nacquero
così le manifatture di Samarcanda.
Si trattava di una carta fatta di stracci, già perfezionata in confronto
a quella cinese.
Per la segretezza di cui era circondata, la produzione restò a lungo
concentrata a Samarcanda, che fu per vari secoli un centro cartario importante.
Tuttavia, sul suo esempio, anche a Bagdad, nel 793, si cominciò a
fabbricare la carta, e da Bagdad l'industria cartaria si diffuse in tutte
le province del mondo musulmano. La carta dì Damasco, molto nota
in Occidente, è già menzionata verso il 985.
Altri centri cartari meno celebri eppure molto importanti furono l'Armenia
e la Persia.
Le carte dell'Egitto, dove da millenni si coltivava il lino, acquistarono
rinomanza dalla fine del X secolo, e venivano utilizzate per gli usi più
correnti, non solo per i libri antichi.
Dal Cairo e da Alessandria, la carta raggiunse la Tripolitania e la Tunisia.
E' interessante notare che una ramificazione della via della carta si spinse
da Tunisi fino a Palermo, ed alcuni scrittori hanno voluto attribuire l'origine
della carta di Fabriano a questo nucleo palermitano.
Infine, la via della carta conduce nell'Africa del nord, a Fez, che, al
pari di Bagdad e di Damasco diverrà uno dei centri cartari più
importanti e che, alla fine del XII secolo, possedeva 400 cartiere installate
da tempo. Da Fez, la carta penetrò in Spagna, dove sorse la prima
cartiera d'Europa.
Gli Arabi perfezionarono la fabbricazione della carta non solo riguardo
la composizione del materiale, ma soprattutto grazie alla loro conoscenza
delle tecniche idrauliche.
La ruota dentata permise loro di trasformare il moto circolare continuo
in moto alternato, grazie al peso di un utensile o a una molla.
In tal modo riuscirono ad applicare la forza idraulica ad un gran numero
di industrie e specialmente ai mulini da carta.
La Spagna, che subì l'invasione degli arabi fin dal 711, fu la prima
grande regione europea dove si utilizzassero le nuove tecniche di cui poco
dopo tutta l'Europa doveva beneficiare.
Il più antico manoscritto cartaceo (libro antico) che si conosce
è forse un codice della Biblioteca Universitaria di Leida, scritto
nel 866 (contiene un trattato sulle parole rare e curiose presenti nelle
sentenze di Maometto).
Gli stracci
I vasti campi di lino a fiori azzurri erano un paesaggio molto frequente
nell'Europa medievale, dalla Normandia all'Ucraina. Il lino, dopo aver subito
vari procedimenti, veniva tessuto e la stoffa portata e logorata fino a
ridursi a stracci.
L'Italia settentrionale e centrale ne produceva in notevolissima quantità,
specie in Lombardia, Piemonte, Marche, Emilia e Romagna; a Bologna si tesseva
la rinomata "tela bolognese", ed è probabilmente a questo
fattore, insieme al richiamo esercitato dall'università, che si deve
se Bologna divenne un grande centro cartario.
Il problema fondamentale del cartaio era quello di procurarsi in grande
quantità stracci o cordami usati, perciò le cartiere vennero
installate di preferenza nelle vicinanze di un centro urbano o anche di
un porto.
A lungo andare, tuttavia, la presenza di cartiere provocava una certa penuria
nella disponibilità locale di stracci; da ciò l'importanza
dei raccoglitori e rivenditori di stracci, o cenciaioli, la cui professione,
dal XV al XVIII secolo fu tanto più lucrativa in quanto il cartaio
dipendeva da loro per approvvigionarsi della materia prima. Gli stracci
costituivano un materiale tanto prezioso per i cartai da indurli spesso
a sollecitare dallo Stato monopoli e privilegi.
Nonostante ciò, nel XIII secolo, la crisi nell'approvvigionamento
di stracci divenne talmente cronica da stimolare in tutta Europa la ricerca
di materiali sostitutivi, tra i quali il più importante è
la pasta di legno, il cui impiego, tuttavia, nonostante numerosi esperimenti,
si diffonderà solo nel XIX secolo.
Fino ad allora gli stracci, tanto preziosi per il cartaio, costituiranno
la sola materia prima che, opportunamente trattata, si trasformerà
in carta e quindi in Libri Antichi.
La carta in Italia e i Libri Antichi
Molti documenti attestano che, già nel XIII secolo, in Italia si
consumavano grandi quantità di carta. La carta, di provenienza sia
araba che spagnola, faceva parte dei commerci che i Genovesi e i Veneziani
intrattenevano con Barcellona e Valenza. Infatti le prime cartiere sorsero
in Liguria sin dal 1235 come risulta da un atto notarile.Quindi dalla seconda
metà del 1200 si svilupparono a Fabriano (1276), Colle Val d’Elsa,
Salò e Amalfi (1220).
La penisola divenne, alla fine del Medioevo, il maggiore produttore di carta.Di
qui la produzione si diffuse a Bologna, Padova, Genova, poi in Toscana,
in Piemonte, nel Veneto e nella Valle del Toscolano (Brescia). Fabriano
mantenne tuttavia a lungo la supremazia grazie soprattutto ad alcuni perfezionamenti
tecnici.
I cartai italiani furono i primi a servirsi di filigrane per contrassegnare
la propria carta, usanza assolutamente sconosciuta ai Cinesi e agli Arabi.
Questa marca, la cui invenzione è probabilmente dovuta al caso, costituì
presto il mezzo di identificazione della cartiera d'origine, del titolare
dell'attività, del formato e della qualità del prodotto.
Si devono altresì ai maestri cartai fabrianesi delle innovazioni
storiche che hanno costituito per secoli elementi determinanti per la fabbricazione
della carta; essi sono:
· l'invenzione della pila a magli multipli usata per la preparazione
della mezza-pasta dagli stracci;
· l'impiego della gelatina animale per rendere la carta resistente
ai liquidi, quindi scrivibile;
· lo sviluppo della filigrana da semplice effetto in chiaro a riproduzioni
multitonali tridimensionali.
Per 200 anni almeno l'Italia dominò il mercato della carta, sostituendosi
nell'approvvigionamento dell' Europa alla Spagna ed a Damasco.
Nel XIV secolo la carta italiana s'era conquistata una supremazia incontestabile
sui mercati di Francia, Svizzera,Belgio, Paesi Bassi, Germania, Moscovia
e nell'intero bacino del Mediterraneo.
Nel 1300 i mercanti cartari milanesi erano stati tra i primi a trasportare
a Ginevra le loro merci, attraverso i passi alpini; al di là, poi,
potevano spostarsi facilmente in diverse località europee.
Durante la prima metà del XVI secolo Anversa, che fino al 1576, data
dell'assedio spagnolo, fu il maggior centro culturale dei Paesi Bassi, sostituì
Genova e Venezia nel commercio della carta.
Nell' Europa nord occidentale, invece, i torchi da stampa precedettero i
mulini da carta; questi ultimi furono in attività permanente solo
agli inizi del XVI secolo.
Poiché la domanda cresceva più in fretta dell'offerta, la
carta restò a lungo una materia costosa. E tuttavia, due secoli dopo
la sua introduzione in Italia, la carta era diventata il supporto fondamentale
della scrittura e della stampa dei Libri Antichi per eccellenza.
Nel XVII secolo, tuttavia, la floridezza del settore cartario cessò
di colpo, a causa dell'epidemia di peste del 1630/31.
L'effetto fu un blocco della produzione, perché la paura del contagio
e le misure profilattiche, che contemplavano anche l'incendio degli stracci,
paralizzarono la raccolta e la circolazione delle materie prime.
Passata la peste, si risentì a lungo della grande mortalità,
che produsse da una parte una forte contrazione della domanda interna di
carta, dall'altra, la diminuzione dell'offerta di stracci.
Inoltre la moria degli artigiani impedì la reazione e la tenuta delle
posizioni sui mercati esteri.
La ripresa demografica, nella seconda metà del secolo, portò
sollievo anche al settore cartario. Altri due fattori, tuttavia, vennero
ad intralciare il pieno superamento dell'emergenza peste: l'introduzione
dei dazi, e la crescita della concorrenza straniera.
I dazi volevano dire intralci e rallentamento in tre direzioni: sui mercati
d'oltremare, sul mercato interno e nel rendere difficile e caro il rifornimento
di stracci.
Il XVII secolo vide anche una notevole innovazione apportata in Olanda:
un cilindro munito di lame metalliche tagliavano, strappavano e riducevano
gli stracci in poltiglia. La triturazione degli stracci risultò più
rapida e completa. Venne quindi abolita l'operazione di macerazione, che
nuoceva alla buona qualità della carta e si ottenne così carta
più raffinata in tempi più brevi. Il cilindro olandese fu
tuttavia introdotto nelle fabbriche di carta italiane solo nel XVIII secolo.
Agli inizi del 1700, produttori e mercanti di carta per i Libri Antichi
subirono i contraccolpi delle occupazioni degli eserciti imperiali e galloispani
impegnati nella contesa per il trono spagnolo. I loro movimenti bloccarono
la circolazione di stracci e di carta per lunghi periodi, fecero rincarare
i prezzi e scoraggiarono gli investimenti; di conseguenza la qualità
della carta peggiorò. Ma in seguito favorevoli occasioni per recuperare
posizioni negli scali levantini e per ritentare le rotte di ponente furono
offerte dalle riduzioni delle tariffe doganali dell'impero ottomano, dalla
regolazione delle tariffe interne, dall'entrata in servizio di navi capaci
di tenere a bada i corsari barbareschi e, specialmente, dagli eventi bellici
che imbrigliarono i traffici delle nazioni concorrenti. Nel 1799 Nicolas
Louìs Robert ideò la prima macchina continua, che fu costruita
e brevettata in Francia, e successivamente perfezionata in Gran Bretagna.
La prima in Italia, nel 1807, è quella attivata da Paolo Andrea Molina
nella sua fabbrica a Borgosesia, solo qualche anno più tardi ne compariranno
altre in alcune cartiere piemontesi.
La macchina "sans-fin" non si limita, infatti, a rivoluzionare
il ciclo produttivo dei Libri Antichi, oltre che meccanizzando la fabbricazione
del foglio, inglobando altre fasi, come l'asciugatura, ma richiede anche
nuovi spazi. Si tratta infatti di una macchina non solo complessa ma anche
di dimensioni notevoli.
La carta è prodotta dagli alberi solo dal 1800.
A determinare l'affermazione dell'industria cartaria per i Libri Antichi
nella sua forma attuale contribuì anche l'importantissima scoperta
di Federico Gottlob Keller che nel 1844 ottenne la pasta di legno meccanica
sfibrando per la prima volta il legno con mole di pietra. Alla scoperta
della cellulosa sono legati i nomi di Meillier (1852) che pose a cuocere
della paglia con soda caustica in un bollitore sferico e di Tilghman, che
riuscì a produrre cellulosa partendo dal legno e usando una soluzione
di bisolfito di calcio. Al 1882 risale il procedimento Ritte-Kellner e al
1883 quello di Dahl, che aprì la via alla cellulosa e al solfato
per la produzione di carta per i Libri Antichi.